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19/04/2019

Sanità digitale, Italia 'maglia nera' in Europa. Ecco i numeri da migliorare

L’Osservatorio del PoliMI: le pratiche on line farebbero risparmiare 5 miliardi di euro

Redazione Open Innovation

Redazione Open Innovation

Regione Lombardia

La digitalizzazione della sanità può migliorare la vita dei pazienti, in particolare di quelli affetti da malattie croniche, ma l'Italia, secondo i dati dell'Osservatorio Digitale in Sanità del Politecnico di Milano, non investe ancora a sufficienza nel settore.

Il nostro Paese, infatti, è 'maglia nera' in Europa per spesa pro capite in innovazione sanitaria, appena 22 euro a testa (contro i 70 della Danimarca o i 60 della Gran Bretagna) e una spesa complessiva per la sanità digitale ferma a 1,3 miliardi di euro, pari all’1,1% della spesa sanitaria pubblica.

Solo un’Azienda Sanitaria su tre usa supporti digitali per l’analisi dati

I dati dell’Osservatorio, presentati anche al convegno “Gestione del paziente cronico nell’era della digitalizzazione” promosso da Fondazione Roche, hanno evidenziato come l’informatizzazione delle procedure ospedaliere riguardi, a oggi, soprattutto le pratiche amministrative, come la gestione dei dati anagrafici dei pazienti, utilizzato nell’80% delle aziende, e la gestione delle prenotazioni (63 %). Ma solo un’azienda su tre utilizza un supporto digitale per l’analisi dei dati dei pazienti e per mettere in comunicazione tutti gli attori del sistema salute. Questo mentre, tutti gli studi e le previsioni di settore ritengono che entro i prossimi due decenni il 90% dei posti di lavoro afferenti al Sistema Sanitario Nazionale richiederanno competenze digitali.

Pazienti e personale medico poco avvezzi al digitale

Sempre secondo il report, non solo 8 cittadini su 10 non usano i servizi sanitari via web, ma anche il personale medico sconta un pesante 'digital gap'.

Dal punto di vista del cittadino-utente, l’86% dei pazienti preferisce ancora rivolgersi personalmente al medico per ottenere un consulto o una diagnosi, l’83% recarsi agli sportelli per il pagamento delle prestazioni e l’80% ritirare a mano i referti.

Dal lato del professionista, su 116 Direttori di aziende sanitarie, 600 medici di medicina generale e 2.771 medici specialisti, emerge come fra i principali ostacoli all’adozione delle tecnologie digitali non vi siano solo le risorse economiche insufficienti (indicate dal 73% dei Direttori), ma anche una scarsa cultura digitale (limite ammesso dal 40% degli intervistati), nonchè la scarsa conoscenza delle potenzialità degli strumenti digitali e la mancanza di competenze nel loro utilizzo.

Le soluzioni che abilitano l’interscambio di dati e documenti sui pazienti attraverso Pdta vengono utilizzate solo dal 29% delle aziende sanitarie, con professionisti sanitari dell’azienda ospedaliera appartenenti a diversi dipartimenti, e dal 23% con professionisti all’interno di una o più reti di patologia. Il supporto informatico alle attività di presa in carico del paziente risulta diffuso soprattutto per le attività gestionali e amministrative, come la gestione dei dati anagrafici dei pazienti (nell’80% delle aziende) e la gestione delle prenotazioni (63%).

Visite ed esami si prenotano ancora via telefono

Tra i 2.030 cittadini che hanno collaborato all’indagine dell’Osservatorio del Politecnico, il 51% predilige a tutt’oggi il telefono per prenotare visite ed esami e dichiara di utilizzare internet solo per cercare informazioni su prestazioni e strutture sanitarie. La mancanza di competenze digitali sembra essere un ostacolo insormontabile per tre cittadini su dieci che non si sentono in grado di utilizzare gli strumenti messi a disposizione dal web.

Ecco, allora, che secondo la ricerca si rende necessario aumentare l’offerta di servizi e formare gli stessi cittadini/pazienti per avvicinarli al digitale. Fra coloro che si servono di strumenti digitali, la maggior parte utilizza l’email (15%), poi vengono gli Sms (13%) e infine WhatsApp (12%). Fra i medici che non fanno uso di questi strumenti, uno su due teme che si possano creare incomprensioni con i pazienti ed è diffusa la preoccupazione che l’utilizzo di questi strumenti possa aumentare il carico di lavoro del medico e che possa comportare rischi legati a un mancato rispetto della normativa sulla privacy. E dire che l’adozione di tecnologie innovative da parte del medico libererebbe maggiore spazio da dedicare al rapporto con il paziente, considerando che oggi dal 15 al 70% del tempo di lavoro se ne va in processi amministrativi.

Con la digitalizzazione possibili risparmi per 5 miliardi di euro

Sempre secondo l’indagine, investire in formazione e nell’adozione di nuove tecnologie su larga scala consentirebbe per al Sistema Sanitario Nazionale un potenziale risparmio di oltre 5 miliardi di euro. E questo solamente se l’80% dei cittadini effettuasse online il ritiro di documenti clinici, la richiesta di informazioni, la prenotazione e il pagamento di visite e esami. Ma la digitalizzazione andrebbe a migliorare anche la gestione dei costi che il SSN sostiene per la cura delle malattie croniche. Basti pensare che in Italia il 39,9% dei residenti, pari a24 milioni di persone, è affetto da almeno una malattia cronica, mentre quelle con almeno due malattie croniche rappresentano il 20,9% del totale.

 

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